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Fiera di San Luca e fiera delle donne – Urbania (PU) – 17 e 18 ottobre 2009

Fiera UrbaniaUna tradizione antichissima rivive a S. Luca. Dopo le fatiche dei campi, questo era il tempo degli incontri e dei matrimoni e molte ragazze con i soldi del raccolto acquistavano il corredo e il necessario per la casa. La fiera, dove si vendeva anche il bestiame, durava ben 7 giorni ed era effettivamente la festa delle massaie, casalinghe, giovani spose o promesse.
Da qui il nome di “Fiera delle donne“. Oggi i tempi sono cambiati ma la fiera c’è ancora e le vie della bella Casteldurante brulicano di donne che prendono d’assalto, le centinaia di bancarelle, ma anche gli incontri sono possibili.

Questo appuntamento rimane uno dei più importanti della provincia e si accompagna ad iniziative di prestigio, fra cui la mostra micologica con una ricca sezione di bacche del bosco, l’apertura del Palazzo Ducale con il Museo Civico e la Cantina fino alla Rampa di Francesco Di Giorgio Martini che porta al fiume, la visita alle famose Mummie.

La fiera di S. Luca è una delle più antiche e celebri fiere di Urbania.
Iniziava otto giorni prima della festa del Santo (18 ottobre) e durava altri otto giorni, che comprendevano anche la “domenica delle donne”, popolarmente detta “fiera delle donne”, riservata agli acquisti tipici e ai rifornimenti per la casa. ‘
Dal suo sorgere, ai tempi di Castel delle Ripe era “fiera franca”… in cui era concesso a chiunque di venire liberamente con merci e animali, vettovaglie da vendere e comperare senza pagare pedaggi, e senza essere molestato per debiti (dagli statuti di Casteldurante, Francesco Maria II° Della Rovere).
La fiera franca di S. Luca richiamava un numero notevolissimo di mercanti di bestiame, dalla maremma toscana, dall’Umbria (Città di Castello) e dalla Romagna, e commercianti di ogni genere che venivano ospitati a caro prezzo dalle famiglie, affittando letti e stalle. Locali pubblici e osterie erano pieni e facevano in quel periodo affari d’oro. Si creavano pure problemi di ordine pubblico e abusi, ad evitare i quali provvedeva la Commissione dei ‘Deputati della Fiera’ con leggi e pene severe.
Erano previsti anche spettacoli di commedie e melodrammi composti per l’occasione.
Il “regolamento della fiera” disponeva della distribuzione delle merci, dei carri e del bestiame e la locazione dei venditori, tanto che si spiegano certe usanze ancora vive nella fiera di oggi. Ad esempio non si poteva usufruire dei loggiati per esporre la merce, di non ingombrare con carri, di lasciare libere le porte delle botteghe; o “nella Piazza del Comune stanno i venditori di cristalli e vetri, i mercanti di frutta, e i pescivendoli”…
Il bestiame era destinato al campo boario chiamato “campo della fiera”, situato dietro gli attuali giardini pubblici poi, nell’ultimo periodo, nella zona dell’attuale via Rossini.
Una fiera ricca, nel momento in cui i portafogli erano pieni dopo i raccolti agricoli: il monte di Pietà metteva all’asta i pegni, si effettuavano contratti d’affitto, disdette e i cambi di mezzadria.
Nel giorno della fiera dedicato alle compere femminili, molte donne con i soldi del raccolto acquistavano il corredo e il necessario per la casa. Per le vie della bella Casteldurante, allora, erano possibili facili approcci, occasioni d’incontro e perfino combinare fidanzamenti.
Ancora oggi è la “fiera d’autunno”, con gli acquisti utili per la stagione fredda e la facilità di trovare le merci più nuove; rimane una delle più frequentate della Provincia con oltre 300 ambulanti.
Nella domenica la fiera brulica di donne, che prendono d’assalto…le centinaia di bancarelle.

Info: 0722313138

Scritto da Redazione

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