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L’Onda Libera dei Modena City Ramblers arriva a Ripatransone (AP).

concerto RipatransoneMartedì 4 agosto (ore 21.30) l’Onda Libera Live Tour dei Modena City Ramblers fa tappa alla Corte Medievale Le Fonti di Ripatransone (AP) per Summer Festival.

I concerti dei Modena City Ramblers sono un muro umano fatto di tante maglie colorate che saltano, ballano, cantano e applaudono, spirali di braccia tese e gambe che non si fermano un minuto.

Oltre due ore di concerto, in cui si passa dal ricordo di Peppino Impastato, ai canti partigiani, dal pensiero su Che Guevara, alla romantica Ebano, a tutti i nuovi brani dell’album Onda Libera per concludere come tradizione vuole con Bella Ciao.

L′Onda Libera Tour dei Modena City Ramblers è dedicato alle vittime delle mafie ed in sostegno delle associazioni resistenti.

Emblematico il tour itinerante compiuto dai Modena City Ramblers dal 25 aprile al 9 maggio. Dalla giornata dedicata alla Resistenza alla giornata in cui perse la vita Peppino Impastato. In queste due settimane di viaggio i Modena City Ramblers hanno portato la loro musica ed il loro nuovo album “Onda Libera” (uscito il 10 Aprile su etichetta Mescal e distribuito da Sony), in una serie di luoghi ove i beni confiscati alla mafia si sono trasformati, grazie al lavoro di Libera ed al suo presidente Don Ciotti, in realtà oneste e produttive. Il titolo del nuovo album non è un caso, come non lo è quello del 1° singolo: Libera Terra!

Il 10 aprile è uscito il nuovo album dei Modena City Ramblers, intitolato appunto “Onda Libera”, pubblicato con la Mescal. Il nuovo disco è l’undicesimo capitolo discografico dell’ormai quasi ventennale storia della band emiliana. Si compone di dodici canzoni, scritte, arrangiate e prodotte dagli stessi Ramblers, che, per le registrazioni, effettuate presso la consueta “base” dello studio Esagono di Rubiera (RE), fanno quasi tutto da soli, avvalendosi della collaborazione alle fisarmoniche e tastiere di Leonardo Sgavetti (in tour con la band dall’anno precedente) e di pochi altri contributi esterni.
Già dal titolo si evince un chiaro richiamo a quello che è il tema dominante del lavoro: il concetto di libertà, interpretato a seconda delle canzoni nelle sue declinazioni più individuali o collettive. Mai come in questi tempi questa parola echeggia e rimbalza sulle bocche di tutti, svilita, strumentalizzata, svuotata di valore intrinseco nel suo essere piegata all’uso e consumo della propaganda mediatica,
politica e militare. I Ramblers si confrontano con questo concetto e scendono in profondità, tra le piccole grandi schiavitù e i guizzi di libertà che animano e condizionano i sentimenti, gli affetti, le idee e i sogni di noi tutti e le utopie, le conquiste, i valori ma anche le mistificazioni e i pesanti condizionamenti che, come società, viviamo e accettiamo o subiamo.

Il disco alterna momenti di grande carica a dolci ballate, ritmi reggae e tzigani, valzer e sei ottavi tra Irlanda e meridione d’Italia, con sonorità che sono ormai classiche della musica targata MCR. È soprattutto la componente legata ai suoni della tradizione italiana, specie tarantella e tammurriata, a risultare in questo nuovo lavoro particolarmente evidente, caratterizzando il disco come quello più carico di riferimenti al nostro patrimonio di musica popolare.

L’uso del dialetto emiliano, da sempre una delle soluzioni espressive della band, si affianca poi nella title track a quello partenopeo, con una unione di lingue ed accenti che ribadisce come per la band, nelle differenze e nella varietà espressiva, si possano trovare le occasioni per accostare culture e abbattere confini, più che dividere.

Le voci di Betty e Dudu si alternano nelle varie tracce, assieme ad alcuni episodi di natura più corale, interpretando testi talvolta diretti e immediati, altre volte poetici e metaforici, che si vanno sempre ad inserire nell’alveo della tradizionale scrittura militante e sognatrice dei MCR.

Per la prima volta i Ramblers si assumono in toto anche la realizzazione della componente grafica del cd, sulla cui copertina compaiono, tra le righe di una bandiera che rimanda per foggia e cromatismi a quella di molte nazioni americane a cominciare dagli USA, ma che non è nessuna di esse, i primi articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, di cui si è appena celebrato il sessantesimo anniversario.

1 Onda libera: una dichiarazione d’intenti per una visione veramente “libera” del nostro futuro e del nostro impegno, per la qualità delle scelte che ci coinvolgono come cittadini e individui. L’onda è partita dalle scuole, non possiamo che guardare ai giovani studenti per immaginare e auspicare un cambiamento nella nostra società e nei suoi tanti falsi “valori di libertà”.
2 Libera terra: la dedica alla grande esperienza rivoluzionaria di “libertà nella legalità” dell’associazione Libera fondata da Don Ciotti.
3 Valzer chiuso in soffitta: un giro di valzer per un mondo ormai datato, che è fatto di ricordi, abitudini, parole, ideali, finanche oggetti, che “suonano” e appaiono vecchi, ma che sono espressione di una cultura più profonda, e perciò immensamente “più
libera” di quella effimera, sradicata e omologata che ci viene propinata come “il moderno”.
4 Il naufragio del Lusitalia: una metafora dell’attuale situazione del cosiddetto “Popolo della sinistra”. Illuso per anni di aver raggiunto chissà quali conquiste sociali e civili. Mai così schiavo degli eventi. Davvero libero di immaginare ancora una rotta tra i marosi della politica?
5 Figli del vento: una canzone dedicata al popolo Rom, legato ad un unica bandiera, quella chiamata libertà. Senza esercito né patria, ma eternamente costretto a recitare il ruolo di “chi fa paura”.
6 Il mulino e il tuo giardino: poeticamente si confronta col tema dell’amore come relazione di coppia, saldo legame che per sopravvivere alle “bufere della vita” mai deve trasformarsi in prigione.
7 Di corsa: dedicata ai tanti che fuggono dalla guerra e dalla sua spirale di odio, violenza e follia. Con l’augurio che un giorno la loro corsa per la libertà possa diventare cammino per costruirsi una vita degna di essere chiamata “libera”. Partecipa alla canzone Emad Shuman, cantante degli aretini Kabìla.
8 Prigioniero di chi?: la condizione di prigionìa, dolorosa e umiliante nella sua perdita di dignità, che si tratti di una reale condizione fisica o di una schiavitù dell’animo o della psiche. La canzone muove i suoi passi dal ricordo della detenzione di Aldo Moro nel covo delle BR.
9 C’è tanto ancora: c’è da lottare e da impegnarsi, col braccio e con la mente, per costruire ogni giorno le nostre “libertà” d’individui e cittadini. E per coltivarle e difenderle.
10: Libera mente: tra Giamaica, Irlanda e il West per uno slogan da mandare, per l’appunto, a mente: usiamo il cervello, solo così sfuggiremo alla propaganda e al pensiero unico che ci controlla e condiziona.
11: La ballata della Dama Bianca: tammurriata sul tema della più crudele guerra mai dichiarata, che ci rende tutti meno liberi, imponendo ogni giorno il suo fardello di vittime. È la morte sul lavoro.
12: L’uomo nell’alto castello: libertà e potere. Solitudine e follia. Su ritmi ipnotici e quasi tangati si consuma la metafora di chi è stato Grande Burattinaio ma oggi è solo un vecchio allucinato. Ne è proprio valsa la pena?

concerto RipatransoneI Modena City Ramblers band emiliana nata nel 1991. Autodefiniscono il loro genere musicale come combat folk, dichiarando sin dall’esordio un amore incondizionato per il folk irlandese, le cui sonorità rimangono anche dopo il passaggio ad altri generi, in particolare il rock. Sin dai tempi in cui suonano solo musica irlandese, i Modena City Ramblers, come già i Pogues, utilizzano brani strumentali della tradizione popolare (irlandese, scozzese, celtica e poi anche klezmer, balcanica, italiana) come basi per loro brani, come riff o come assolo. Talvolta l’origine di questi brani è sconosciuta.
La band è composta da: Davide “Dudu” Morandi (voce, basso, chitarra acustica, chitarra elettrica, banjo, glockenspiel, armonica), Elisabetta “Betty” Vezzani (voce, chitarra acustica, chitarra elettrica, tamburello, mandolino), Massimo “Ice” Ghiacci (basso elettrico ed acustico, contrabbasso, tea-chest bass, sassofono, cori, chitarra acustica), Franco D’Aniello (flauto, tin whistle, tromba, sassofono, cori, chitarra acustica, glockenspiel, percussioni), Francesco “Fry” Moneti (chitarra acustica ed elettrica, chitarra baritono, violino acustico ed elettrico, violino indiano, banjo, oud, mandolino, cori, voce), Roberto “Robby” Zeno (batteria, percussioni, cori, mandolino, chitarra acustica, pianoforte), Arcangelo “Kaba” Cavazzuti (batteria, percussioni, chitarra acustica, basso, charango, pianoforte, tromba, shaker, banjo, cori, voce), Leonardo “Leo” Sgavetti (fisarmonica, pianoforte, organo, organo hammond, clavinet, vibrafono)

Martedì 4 agosto (ore 21.30)
Corte Medievale Le Fonti – Ripatransone (AP)

Onda Libera Live Tour 2009
Modena City Ramblers

Biglietti: posto unico 10 € (+ 2 € diritti di prevendita)

Info: 073646496


I Cento Passi – Modena City Ramblers

Scritto da Redazione

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