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Parole Sante – concerto di Ascanio Celestini – Monteprandone (AP) – 30 luglio 2009

spettacolo MonteprandoneDopo il tour nelle Marche con il teatro di narrazione, ASCANIO CELESTINI torna nella nostra regione con la musica e le canzoni di “Parole Sante”, il 30 luglio presso la Pineta di Monteprandone per la rassegna Jazz…e non solo. Ingresso gratuito.

La sua capacità di affabulazione, l’innato ritmo vocale e l’inconfondibile piglio satirico risplendono in Parole Sante, riallacciandosi alla migliore tradizione della canzone d’autore italiana e alla grande scuola di Gaber e De Andrè, fotografando con straordinaria vividezza la realtà contemporanea, fra precariato dilagante e terrorismo: “…questo posto è come il Titanic. Il transatlantico affonda e i passeggeri fanno finta di niente. Ma noi non affonderemo cantando!

Ci stanno due palazzi.

Uno è il centro commerciale con la sua bella insegna, il tetto iperbolico e le vetrate lucide che lo fanno sembrare un autogrill da superstrada per Marte. L’altro, un parallelepipedo dritto pensato da qualche geometra con le coliche è il call center. Uno è fatto per essere guardato e infatti lo vedono tutti. L’altro è invisibile un po’ perché non fa piacere vederlo, un po’ perché il gemello sgargiante che gli sta accanto si prende tutta l’attenzione. Però si fa sentire. Ci parli al telefono quando ti chiama a casa per venderti un aspirapolvere o un nuovo piano tariffario. Ci parli quando chiami il numero verde scritto sull’etichetta di una bevanda gassata o un assorbente interno. Accanto ai gemelli di cemento armato ci passa la strada e intorno ci sta la borgata. Affianco alla borgata ci sta la città, o forse è il contrario. E in mezzo ci si muove il popolo.

Il popolo che è un bambino.

Si arrabbia per le ingiustizie, si commuove davanti al dolore, si illude e si innamora. Poi spenge la televisione e va a dormire sereno. Il popolo lavora, guadagna e spende. L’hanno convinto che l’economia funziona così. Bisogna far girare la ruota. Ma poi tra i neon del centro commerciale e i telefoni del call center qualcuno smette di girare. Forse è solo il bruco che esce dal buco, il cadavere che prova a resuscitarsi da solo. Forse è il ladro e si rende conto che non basta rubare ai ladri per pareggiare i conti. E infatti è un collettivo di lavoratori, ma è anche un pezzo di popolo. Christian dice “abbiamo incominciato perché non avevamo niente da perdere”.
Si arrabbia per le ingiustizie, si commuove davanti al dolore, si illude e si innamora. Poi spenge la televisione e va a dormire sereno. Il popolo lavora, guadagna e spende. L’hanno convinto che l’economia funziona così. Bisogna far girare la ruota. Ma poi tra i neon del centro commerciale e i telefoni del call center qualcuno smette di girare. Forse è solo il bruco che esce dal buco, il cadavere che prova a resuscitarsi da solo. Forse è il ladro e si rende conto che non basta rubare ai ladri per pareggiare i conti. E infatti è un collettivo di lavoratori, ma è anche un pezzo di popolo. Christian dice “abbiamo incominciato perché non avevamo niente da perdere”.

Il primo maggio del 2006 abbiamo partecipato al concerto di piazza san Giovanni. Abbiamo portato “la Rivoluzione”, un racconto in musica che assomigliava molto a una canzone. In quei giorni stavamo provando il nostro studio-spettacolo sul lavoro nei call-center “Appunti per un film sulla lotta di classe”. E così tra prove di teatro e musiche per il concerto abbiamo incominciato a scrivere alcune canzoni. Niente di definitivo. Era solo il tentativo di raccontare storie che durassero cinque minuti e che trovassero nella musica qualcosa di più di un sottofondo, un’atmosfera o una stampella per tenere in piedi il ritmo della narrazione. Le abbiamo cantate come bis alla fine degli spettacoli o portate in televisione nella trasmissione di Serena Dandini.

I “poveri partigiani” nei giorni della memoria, “la morte del disertore” in quelli delle azioni di guerra umanitaria, “la casa del ladro” dedicata a Gaetano Bresci hanno accompagnato le inchieste da fermo andate in onda in Parla con me per un anno. A queste si sono aggiunte quelle scritte per la nuova versione di “Appunti…” come le “Parole sante” che sono direttamente dedicate all’impegno e alla lotta del collettivo PrecariAtesia, un gruppo di lavoratori precari nel più grande call-center italiano. Lavoratori che ho seguito per due anni e che hanno raccontato la loro storia in un documentario che porta lo stesso titolo del disco.

Giovedì 30 luglio 2009 ore 21.30
Pineta – Monteprandone (AP)

Parole sante

un concerto di Ascanio Celestini
con
Roberto Boarini Violoncello
Gianluca Casadei Fisarmonica
Matteo D’Agostino Chitarra
Andrea Pesce Suono

Info: 0736981746

Ascanio Celestini (Roma, 1 giugno 1972) è un attore teatrale, scrittore e drammaturgo italiano.

Dopo gli studi universitari in lettere con indirizzo antropologico si avvicina al teatro a partire dalla fine degli anni novanta collaborando, in veste di attore, ad alcuni spettacoli del Teatro Agricolo O del Montevaso, tra cui Giullarata dantesca (1996-1998), rilettura dell’Inferno di Dante alla maniera dei comici dell’Arte.

Dopo gli anni dell’apprendistato maturato con il Teatro Agricolo O del Montevaso, insieme all’attautore foggiano Gaetano Ventriglia, Celestini scrive ed interpreta il suo primo spettacolo, Cicoria. In fondo al mondo, Pasolini (1998, recentemente edito da Titivillus). Lo spettacolo racconta di un padre (Celestini) ed un figlio (Ventriglia) che compiono un viaggio da Foggia a Roma, parlando e mangiando prodotti poveri come il pane e le cipolle, sullo sfondo di un mondo di delicata ma vitalistica poesia memore della lezione pasoliniana: un viaggio che si connota come iniziazione alla morte, attraverso i racconti che il padre rivolge al figlio. Una pièce in cui già si notano tutte le tendenze del futuro lavoro dell’attore romano, anche se in questo primigenio lavoro si vede un Celestini che – prima ancora di farsi affabulatore solista – interpretava un personaggio drammatico all’interno di una partitura drammatica a più attori.

Con Cicoria prende avvio la sua produzione matura, snodatasi attraverso una prima fase artistica concretizzatasi, tra il 1998 ed il 2000, nella composizione della trilogia Milleuno, sulla narrazione di tradizione orale: ne fanno parte Baccalà (il racconto dell’acqua), Vita Morte e Miracoli, La fine del Mondo (l’attore è accompagnato sul palco dai musicisti Matteo D’Agostino e Gianluca Zammerelli). In Milleuno Celestini rievoca un mondo pasoliniano dove la sofferenza del vivere viene riscattata da una sottile ironia. Ascanio ricrea la memoria orale degli ultimi, di chi vive ai margini di una grande città come Roma a metà del secolo scorso: una città che si sta trasformando sotto la cementificazione delle speculazioni edilizie e che, sempre più, assorbe e divora la campagna e con essa i riti e le credenze popolari.

Negli anni successivi, riceverà svariati riconoscimenti istituzionali tra cui, nel 2005, il Premio UBU per lo spettacolo Scemo di guerra (come Nuovo testo italiano), nel 2002 il Premio UBU speciale “per la capacità di cantare attraverso la cronaca la storia di oggi come mito e viceversa” e nel 2004 il Premio Fescennino d’oro, il Premio Gassman come miglior giovane talento, il premio Oddone Cappelino per il testo “Le Nozze di Antigone” e vari altri premi per i suoi testi letterari e teatrali tra i quali il Premio Satira Politica, il Premio Histryo, il Premio Bagutta, il Premio Fiesole Narrativa Under 40, il Premio Anima, il Premio Mezzogiorno, il Premio Flaiano, o il Premio Trabucchi alla Passione Civile, .

La svolta della carriera artistica è segnata dalla scrittura ed interpretazione di Radio clandestina (2000), sull’eccidio delle Fosse Ardeatine, cui seguono Cecafumo (2002), montaggio di fiabe della tradizione popolare italiana riviste, destrutturate e rimontate, tradotte e “tradite”, per un pubblico di ragazzi e adolescenti; Fabbrica (2002), narrazione in forma di lettera sulla vita operaia, attraverso tre generazioni di lavoratori, dalla fine del XIX secolo alla dismissione industriale degli anni ’80-’90; Scemo di guerra. 4 giugno 1944 (2004, presentato alla Biennale di Venezia) sulle vicende personali del padre dell’attautore, sullo sfondo drammatico dell’ingresso degli americani a Roma e, quindi, del secondo conflitto mondiale; La pecora nera. Elogio funebre del manicomio elettrico (2005), sull’istituzione del manicomio e sulle manie dell’odierna società dei consumi. Tra maggio e giugno 2006 ha presentato al Piccolo Teatro di Milano Live. Appunti per un film sulla lotta di classe, accompagnato dai musicisti Gianluca Casadei (fisarmonica), Roberto Boarini (violoncello) e Matteo D’Agostino (chitarra) che sono anche gli autori delle musiche. Si tratta di uno spettacolo-lavoro in corso che cambia cercando di seguire il variare delle condizioni del lavoro precario in Italia. La nuova versione col titolo Appunti per un film sulla lotta di classe ha debuttato a Bruxelles alla fine di settembre 2007 .

Ha scritto anche Le nozze di Antigone (2003), interpretato dall’attrice Veronica Cruciani.

È considerato uno dei rappresentanti della seconda generazione del cosiddetto teatro di narrazione, insieme a Davide Enia, Mario Perrotta, Giulio Cavalli e Andrea Cosentino: i suoi spettacoli sono fatti di storie raccontate e sono preceduti da un lavoro di raccolta di materiale lungo e approfondito. L’attore-autore fa quindi da filtro, con il suo racconto, fra gli spettatori e i protagonisti dello spettacolo. L’attore in scena rappresenta sé stesso, anche quando parla in prima persona: è qualcuno che racconta una storia.

Gli spettacoli di Celestini sono caratterizzati da una economia di mezzi attoriali e scenografici: i movimenti dell’attore sulla scena sono ridotti al minimo e la comunicazione si svolge attraverso le capacità di affabulazione. Il ritmo vocale è rapido e quasi senza pause, la scenografia elementare.

Nell’opera di Celestini la Storia con la S maiuscola si mescola sempre con micro-storie e vicende personali, mentre l’irruzione del fantastico connota il suo lavoro come marcatamente popolare.

Scrive su Viaggi della Memoria, una rubrica di Viaggi, il supplemento de la Repubblica, nella quale racconta, in maniera spesso surreale, i luoghi che conosce attraverso le sue tournée.

Dal 2001 ha scritto e interpretato diverse trasmissioni radiofoniche per Rai Radio Tre, tra cui Milleuno, racconti minonti buffonti e quattro edizioni di Bella Ciao.

Dal 2006 partecipa alla trasmissione Parla con me condotta da Serena Dandini.

Quasi tutti i suoi spettacoli sono diventati libri, ma in particolare Storie di uno scemo di guerra (premio Bagutta, Fiesole e radio3-Fahrenheit) e La pecora nera (premio Anima) nascono come veri e propri romanzi.

Nel 2006 partecipa al film Mio fratello è figlio unico di Daniele Luchetti.

Nel 2007 gira il documentario Parole Sante che racconta la vicenda di un collettivo autorganizzato di lavoratori precari (precariAtesia) nel più grande call center italiano (Atesia, situato a Cinecittà, periferia di Roma). Anche questa opera fa parte del progetto che da due anni lo vede impegnato nel tentativo di raccontare cosa significa la lotta di classe in un tempo nel quale si riesce con difficoltà a intuire che esista ancora una coscienza di classe. Prodotto da Fandango , viene presentato alla Festa del cinema di Roma nella sezione Extra.

Contemporaneamente esce il suo primo disco, anch’esso intitolato Parole Sante, dove sono raccolte le canzoni presenti negli spettacoli, nel documentario e alcuni inediti. Il disco ha ricevuto nel 2007 il Premio Ciampi come Miglior debutto discografico dell’anno e il Premio Arci “Dalla parte Buona della Musica”.

Nel 2005, nel 2006 e nel 2008 ha partecipato al Concerto del Primo Maggio a Roma.

Nell’agosto del 2008 partecipa come unico autore italiano al progetto “Traits d’union” presentato al festival internazionale La Mousson d’été con il testo “Fabbrica” (già messo in scena in Belgio e Portogallo). Testo che debutterà al prossimo festival di Avignone con la regia di Charles Tordjman e la musica di Giovanna Marini. [Fonte: Wikipedia.org]

Scritto da Redazione

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